In uno dei vari report di degustazione che ogni tanto compaiono in rete, Clayver è stata citata secondo me nel modo migliore possibile. Non sono sicuro che questo fosse nelle intenzioni di Alessandro Marra, autore di “Stralci di Vite”, ma poco importa.

Quando leggo “..l’Artus Piedirosso Sannio DOC Sant’Agata dei Goti 2015 che sarebbe, invece, a tutti gli effetti un cru (le uve – leggo in controetichetta – sono quelle della vigna Santa Croce) e fa macerazione di circa 10 giorni, fermentazione alcolica e malolattica in vasi di ceramica. Mezzo punto percentuale in meno di alcol, ma – a conti fatti – un vino più rotondo e meno spigoloso dell’altro, un po’ più pieno, ma nondimeno scorrevole al palato e comunque rispettoso di una certa idea di piedirosso.” e ancora “Ecco, non saprei misurare l’incidenza dei Clayver utilizzati per la vinificazione dell’Artus. La sensazione è che le differenze siano da rinvenirsi altrove, magari proprio nella provenienza delle uve. “, io capisco due cose.

La prima è che una cantina come Mustilli, così importante e vera bandiera del territorio, ha deciso di usare Clayver per il suo Cru di Piedirosso. La seconda è che il Clayver ha mantenuto tutti i migliori aspetti del vitigno e del terroir senza mettersi davanti al vino.

Siamo assolutamente contenti di essere “altrove”.

[foto Stralci di Vite]